LE DERNIER CRI, Exhibition c/o Mole Vanvitelliana, Sala Emendabili e Muraglione, Ancona.

Dal 1993, Le Dernier Cri è una presenza critica dell’underground internazionale. Dalla Francia al mondo intero, il collettivo fondato da Pakito Bolino e Caroline Sury ha imposto un immaginario grafico osceno e senza compromessi. Graphzine, libri serigrafati, film d’animazione, dischi: tutto nel solco di una tradizione gloriosa, reietta e rinata nelle loro stesse mani. In una parola: Art Brut.

L’ultimo grido: Art Brut, da Adolf Wolfli a Le Dernier Cri
L’anno è il 1921. Il luogo è Berna, in Svizzera, e per la precisione la clinica psichiatrica (o, più semplicemente, manicomio) di Waldau. Qui il dottor Walter Morgenthaler fa la conoscenza di un paziente il cui nome risuonerà per decenni presso i più sospetti gironi artistico-controculturali, andando a esercitare un’influenza duratura sulle mille diramazioni dei sottoboschi “out”. (…) Il nome del paziente è Adolf Wölfli. (…) Soffre di allucinazioni e di violenti attacchi d’ira, da cui risorge immergendosi nel disegno e nella pittura. Wölfli alle spalle non ha alcuna educazione artistica, ma quando Morgenthaler si imbatte nelle sue creazioni ne resta ammirato: i quadri del paziente sono mostruosi affreschi protopsichedelici, densi di segni e colori fino all’intollerabile, visionari come lo possono essere, appunto, i quadri di un folle. Il capolavoro è una saga di 45 volumi e 25.000 pagine, in cui Wölfli ricostruisce un’immaginaria autobiografia. (…) Nel 1921, Morgenthaler dedica a Wölfli un libro, Ein Geisteskranker als Künstler (tradotto in italiano proprio in questi giorni, col titolo Arte e follia in Adolf Wölfli, dalle Edizioni Alet) che sostanzialmente è l’atto di nascita della cosiddetta art brut.
Il termine verrà coniato anni dopo da Jean Dubuffet. (…) Bambini, malati di mente, artisti primitivi di ogni genere e sorta, andavano a comporre un universo estetico per una volta liberato dalla semplice tentazione per il bizzarro, stabilendo una fascinazione per il brutto orgogliosa e autosufficiente. (…) Ma il francese è solo il primo dei tanti che negli anni hanno subito un potere d’attrazione, facilmente comprensibile, verso le forme più eretiche di outsider art, visive o musicali che queste siano. (…)
Nessuno però è arrivato a erigere al concetto di art brut un autentico monumento creativo come il progetto Le Dernier Cri. Da quasi quindici anni, la creatura di stanza a Marsiglia ha innervato l’underground internazionale con alcuni dei più allucinati materiali che gli ultimi tempi ricordino, si tratti di dischi, fumetti, illustrazioni, o veri e propri film. Esperienza già leggendaria per chiunque vi si sia imbattuto in tempi non sospetti, Le Dernier Cri è l’autentica forza motrice di un movimento che definire tale non è per nulla fuori luogo, essendo arrivato il collettivo a coinvolgere artisti da tutto il mondo, dal Giappone agli USA, passando per l’Europa intera, Italia compresa.(…)

Harshgrafiknoiz
A inizi anni ’90, Pakito Bolino è uno studente d’arte a Parigi, innamorato di riviste come Hara Kiri e frequentatore dei giri hardcore noise della capitale francese. I suoi primi tentativi sono proprio in campo musicale, ma soprattutto Bolino è autore di disastrati fumetti fotocopiati, dai contenuti quasi sempre osceni, che poca attenzione ricevono presso gli smaliziati circuiti della bande dessinée. Ciò nonostante, attorno a lui si coagula un piccolo nucleo di fiancheggiatori, comprendente in primo luogo Caroline Sury, nonché gente con nomi quali Eugène Kerozen e Blex Bolex. (…)
Visti gli ispiratori, l’immaginario di Le Dernier Cri non può che essere prepotentemente psichedelico, avariato. Ma è anche afflitto da un primitivismo a metà tra l’infantile e l’insano, in un richiamo diretto all’epica art brut, che da subito diventa la cifra della sigla. Ne esce un quadro dalle tinte oscure e grottesche, fortemente alterate, un mondo popolato da sgorbi e mostriciattoli splatter, e tutto – dal richiamo al brutisme alle atmosfere insane – sembra richiamare quella stessa cultura industriale che per prima pagò tributo all’uomo di Waldau. (…) “Le mie influenze sono prima di tutto musicali: bruit hardcore e noise. Poi citerei l’espressionismo tedesco, la pop art, gli underground comics, e ovviamente l’ art brut. Non ho mai frequentato la scena industrial parigina, ai tempi in cui questa esisteva.” Pakito Bolino (…)
Nel 1995, Bolino e la Sury si trasferiscono a Marsiglia.(…) I due mettono in piedi un vero e proprio atelier: comprano telai per serigrafare, allestiscono uno spazio espositivo, e cominciano a sfornare una serie di pubblicazioni rigorosamente artigianali, fatte a mano, dall’impatto visivo dirompente e dall’effetto tattile morboso. “Il nostro atelier è la base e la fonte di tutto ciò che esce a firma Le Dernier Cri. Senza un vero e proprio luogo di produzione, una struttura come la nostra non potrebbe sopravvivere: grazie alle macchine abbiamo raggiunto ritmi stakanovisti, direi suicidi. Continuiamo a stampare e a confezionare i materiali a mano, e da qui nascono quei libri, quelle pubblicazioni, che una volta fuori vivono di una vita propria, arrivando alle persone più disparate, e garantendo contatti e collaborazioni.”(…) Americani come Panter e Cerio, giapponesi come Keiichi Ohta, italiani come Marco Corona, vengono attratti quasi naturalmente dal tocco bruto dei francesi, andando a contribuire a una pletora di pubblicazioni in edizione limitata che diventano la gioia dei circuiti underground mondiali. Le Dernier Cri è più che un editore: è una famiglia transnazionale, l’epitome stessa di una tendenza che Bolino ribattezza harshgrafiknoiz, fatta di sangue e humor nero, secrezioni organiche e comicità mongola, colori storpiati e maniacale cura per il dettaglio. Le graphzines, i libri serigrafati, i fumetti allegati ai dischi (se ne dice appresso) sono autentici capolavori, più che del do it yourself, di una concezione del gesto artistico autenticamente primitiva, ultrafreak, si direbbe addirittura luddista. È art brut al suo massimo grado insomma, non solo per via dei riferimenti culturali, ma anche per la prassi produttiva che sottende l’intero operato della coppia Bolino/Sury. (…)
Ma se in USA i vari Paper Rad, Brian Chippendale, Mat Brinkmann & co hanno guadagnato lo status di piccole celebrità dell’arte più off, in Europa, secondo Bolino, la situazione è diversa: “Siamo ancora dei reietti, non c’è niente da fare. Nonostante diverse occasioni e qualche timido tentativo da parte delle istituzioni, non siamo mai arrivati a penetrare il circuito della cosiddetta arte contemporanea. È una storia di mafia e di caste sociali, e lo stesso vale per i fumetti. L’unica differenza è che ogni tanto ci lasciano fare i buffoni di corte.” Ovviamente le cose non stanno proprio così: l’attenzione riservata dalla critica ai materiali firmati Dernier Cri è andata aumentando in maniera esponenziale negli ultimi anni, e oggi i marsigliesi possono giustamente rivendicare un ruolo di veri e propri apripista, se è vero che il termine art brut applicato alle nuove esperienze artistiche sopraccennate è diventato di uso comune presso critici e curatori. (…)

La musica
Come detto, sia Pakito Bolino che Caroline Sury hanno alle spalle modesti tentativi in ambito musicale, avendo il primo suonato nei La Machoire, sconosciuta formazione di primissimi ’90 con all’attivo un album autoprodotto. È chiaro, (…) come il collettivo francese individui nei sottoboschi musicali più “estremi” (noise e bruit hardcore, secondo la definizione dello stesso Bolino) un preciso riferimento estetico, ed è quindi naturale che a firma Le Dernier Cri siano anche usciti vinili e cd in consueta tiratura limitata e confezionati rigorosamente a mano. (…)
I materiali musicali firmati Le Dernier Cri, compone una discografia piuttosto ridotta: oltre ai due volumi di “Discotroma” si contano solo altri due cd e un dieci pollici, tutti dalle confezioni curatissime e dai packaging serigrafati.(…) Un cd a firma Sgure, e l’altro, veramente fuori di senno, firmato Andrè Robillard. Un autentico Adolf Wölfli contemporaneo, se è vero che ha vissuto tutta la sua vita in un centro ospedaliero, dentro il quale si è dato alla consueta foga creatrice: armi autocostruite (!), percussioni inventate, canzoni per fisarmonica e grugniti sono il suo biglietto da visita. “Corsica Egg”, il doppio dieci pollici dei Mug (già presenti nei due “Discotroma” e con dentro Bolino e Sury in persona) torna infine a parlare la lingua di un out rock idiota, noiseggiante e disarticolato, con pure qualche buzzurro esperimento per nastro e ignobili schitarrate freak. Il gruppo, al quale partecipa anche Tony Kennedy dei Badgewearer, compare anche in una raccolta con dentro Ruins, Alboth!, Molecules e Belly Button, uscita a suo tempo per Pandemonium (che coprodusse anche il doppio 10”), ed è tuttora in attività. (…)

Estratto da Blow Up n° 110/111 di, luglio/agosto 2007.