Nel 1977, quando la disco music e il punk imperversano, Basik si affaccia al mondo in una calda giornata estiva. Da piccolo non fa altro che disegnare, a volte gioca anche a calcio, più che altro perché tutti i bambini della sua età lo fanno. A 12 anni vede per la prima volta un graffito e nel giro di poche ore decide che farà il writer. Si esercita ore e ore, per diversi anni, a sviluppare il suo linguaggio. Passa le notti fuori casa a cercare muri e a volte si becca grossi malanni. Ma non demorde e viene nominato come uno dei tre writer più influenti in Italia.
Negli anni Novanta cambia le carte in tavola, diventa Basik e dal writing passa al figurativo.
La sua ricerca lo ha portato a studiare soprattutto le mani. Forme piene in bianco e nero rigoroso, con inserti in oro. I tratti semplici lasciano trasparire il suo background di grafico, e definiscono la postura mobile ed espressiva del gesticolare, attitudine tipica dei popoli mediterranei. L’approccio più materico, ricco di cromie colanti e libere, lo riserva per le sue produzioni di ritratti ispirati alla Secessione Viennese.
Ha composto un ciclo di opere ispirate al mondo dello skateboard e alle grafiche storiche di questa cultura underground. Nelle sue installazioni, ama intervenire su oggetti recuperati e usurati, per costruire una relazione più intensa con il supporto dipinto.
Continua a dipingere in strada e in luoghi abbandonati, senza curarsi di essere considerato uno street artist, perché non gli importa delle definizioni. Attualmente vive e lavora a Rimini.